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Vincere la tendinopatia in 4 semplici mosse


 

Tendinopatia è il termine con cui viene definita una sofferenza a carico dei tendini che produce i disturbi tipici dell’infiammazione locale quali: dolore, gonfiore, arrossamento, calore e riduzione della funzionalità. Frutto di traumi, sovraccarichi o malattie sistemiche, le tendinopatie sono condizioni complesse da curare perché richiedono molta dedizione da parte del paziente per diverse settimane.

Visto dunque il bisogno di invogliare i pazienti a non farsi prendere da facili (e talvolta fantasiose) scorciatoie, il Dr. Peter Malliaras della Queen Mary University of London e della La Trobe University of Melbourneha deciso di scrivere su tendinopathyrehab.com un articolo intitolato “9 verità sulla tendinopatia che devi conoscere. Ecco qui il mio speciale riassunto dell’articolo.

 

Tutti i tendini, quegli insiemi di fibre che permettono di imprimere l’energia meccanica generata dalla contrazione muscolare ai segmenti ossei, possono sviluppare infiammazione ma quelli più spesso colpiti sono quelli dei polsi e mani (dito a scatto), dei gomiti (epicondilite o gomito del tennista), delle spalle (cuffia dei rotatori), delle ginocchia (tendine rotuleo o jumper knee), delle caviglie (tendine d'Achille) e del piede (fascite plantare).

Purtroppo c’è ancora molto che non sappiamo sulla tendinopatia, ma ci sono alcune verità “sempreverdi” che bisognerebbe tenere a mente quando si inizia un percorso di cura..





1. CHE COSA E’ CAMBIATO?

La tendinopatia può essere causata da diversi fattori. Il fattore principale rimane però il cambiamento improvviso del carico di lavoro per uno specifico tendine. Le attività che più spesso portano a questa condizione sono quelle che richiedono al tendine di immagazzinare energia (come correre, saltare) e quelle che generano forze che lo comprimono (come sforzi ripetutti o l’aumento di peso). Alcune persone sono poi predisposte a causa della loro scarsa capacità muscolare o di fattori sistemici (come età, menopausa, colesterolo elevato, aumentata suscettibilità al dolore, ecc) e possono sviluppare dolore ai tendini anche a causa di cambiamenti fini nella loro quotidianità.


2. DON’T BE PASSIVE

La tendinopatia non migliora affatto con il riposo. Il dolore può calmarsi con l’immobilizzazione ma il ritorno all'attività sarà comunque doloroso perché il riposo non fa nulla per aumentare la tolleranza del tendine al carico. Per la stessa ragione possiamo constatare che trattamenti solo passivi come massaggi, ultrasuoni, iniezioni, onde d'urto, ecc. sono solo accessori. In particolare dovrebbero essere evitate infiltrazioni multiple poiché sono associate a risultati peggiori, soprattutto in caso si debba ricorrere comunque a chirurgia.

Ignorare il dolore è tuttavia poco sano: modificare il carico eccessivo e superfluo della nostra vita quotidiana è importante per alleviare il dolore (almeno a breve termine).


3. BE ACTIVE

L'esercizio fisico è il trattamento per la tendinopatia che ha più riscontro in letteratura: i tendini devono essere caricati progressivamente in modo che possano sviluppare una maggiore tolleranza ai carichi della vita quotidiana. L'esercizio deve ovviamente essere personalizzato in base al dolore e alla capacità del paziente, con l’obiettivo rivolto all’aumento lentamente progressivo del carico per consentire il ripristino della funzione tendinea.

Per tutti questi motivi è fondamentale la pazienza: la tendinopatia risponde lentamente all'esercizio. Bisogna però cercare di restare calmi e resistere alla tentazione di accettare "scorciatoie" come iniezioni e interventi chirurgici che spesso non sono affatto scorciatoie.





4. NON CURARTI, MODIFICATI

Sebbene ci siano alcuni elementi infiammatori nella tendinopatia, questa non è considerata una classica patologia infiammatoria. Gli antinfiammatori possono aiutare se si hanno alti livelli di dolore ma non è chiaro che effetto terapeutico abbiano sulla patologia di per se. Inoltre numerosi riscontri negli esami di imaging culturalmente riconosciuti come segni patologici (come le calcificazioni) non corrispondono affatto all’esperienza dolorosa provata dai pazienti. Anzi, spesso sono segni molto comuni anche in persone che non hanno mai provato dolore.

Avere una "patologia grave" non significa quindi che non si possano avere grandi miglioramenti. Infatti sebbene i segni patologici difficilmente si risolveranno, i trattamenti, che sono mirati più al miglioramento del dolore e della funzione che alla patologia, daranno notevoli benefici.



 

1. Abate M, Gravare-Silbernagel K, Siljeholm C, et al.: Pathogenesis of tendinopathies: inflammation or degeneration? Arthritis Research and Therapy. 2009, 11:235.

2. Cook J, Purdam C: Is compressive load a factor in the development of tendinopathy? British Journal of Sports Medicine. 2012, 46:163-168.

3. Littlewood C, Malliaras P, Bateman M, et al.: The central nervous system–An additional consideration in ‘rotator cuff tendinopathy’and a potential basis for understanding response to loaded therapeutic exercise. Manual therapy. 2013.

4. Malliaras P, Barton CJ, Reeves ND, Langberg H: Achilles and Patellar Tendinopathy Loading Programmes. Sports Medicine. 2013:1-20.

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